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La Storia della Grecia

La Nuova Grecia

Vista incapacità del governo Gizikis di ottenere il controllo di Cipro, nel luglio del 1974, volontariamente, fu consegnato il potere ad un governo civile guidato da Karamanlis, rientrato dall'esilio. La maggior parte dei politici in esilio (in particolare Andreas Papandreou), potettero rientrare in Grecia, a tutti i partiti politici (tra cui il Partito comunista) fu permesso di operare liberamente e la costituzione 1951 fu reintegrata. In un referendum del 1974, gli elettori greci votarono contro l'istituzione di una nuova monarchia e si espressero a favore della repubblica presidenziale parlamentare.

Karamanlis e il Nuovo Partito Democratico furono rieletti e mantennero la maggioranza nel 1977. Nel 1980, Karamanlis fu eletto presidente con mandato di cinque anni, e Giorgios Rallis gli succedette come Primo Ministro. Nel 1981, la Grecia divenne membro della Comunità europea (ora Unione Europea). Il Movimento socialista Pan-Hellenic (Pasok), sotto Papandreou, raggiunse la maggioranza nelle elezioni del 1981 e del 1984, ponendo così fine a 35 anni di governo filo-occidentale e di stato conservativo. Sotto i governi socialisti degli anni 1980, il sostegno al settore pubblico crebbe, e molte imprese statali continuarono a perdere soldi. Il Pasok non riuscì a mantenere il potere nel 1989, ma tre elezioni sono state necessarie prima che il partito conservatore di Nuova Democrazia assicurasse nel 1990 una nuova maggioranza parlamentare di un voto.

Costantino Mitsotakis poi divenne primo ministro, e Karamanlis fu eletto presidente per la seconda volta. Di fronte a un deficit record e all'elevata inflazione, il governo Mitsotakis istituì un severo programma di austerità ed iniziò la privatizzazione su larga scala delle industrie statali. Nelle elezioni del 1993, il Pasok riacquistò il potere, con Papandreou come premier, e i programmi di privatizzazione furono ridotti. Un contenzioso con la Macedonia jugoslava fu risolto nel 1995 quando la nuova repubblica accettò di modificare la propria bandiera e di rinunciare a qualsiasi rivendicazione territoriale nei confronti della Grecia, ma l'uso del nome Macedonia da parte del paese limitrofo ha continuato ad essere fonte di discussioni in Grecia.

Karamanlis andò in pensione come presidente nel 1995 e gli successe Costis Stephanopoulos, il quale è stato rieletto nel 2000. Nel gennaio 1996, Papandreou, che allora era gravemente malato, si dimise e fu sostituito dal moderato socialista Costas Simitis, che proseguì la serie di riforme economiche volte a preparare la nazione a partecipare alla moneta unica dell'Unione europea (l'euro ), che è stata adottata dalla Grecia nel 2001.

Nel 2000, Simitis e Pasok mantenuto il potere dopo una vittoria di misura nelle elezioni generali. Anche se l'economia in generale migliorato sotto i socialisti, il tasso di disoccupazione è rimasto elevato e scandales corruzione male al partito. Nelle elezioni del 2004 il partito di Nuova Democrazia ha ottenuto la maggioranza in parlamento, e Costas Karamanlis, nipote dell'ex presidente, è diventato premier. Karolos Papoulias è stato eletto presidente nel 2005, succedendo a Costis Stephanopoulos. Nel gennaio 2008, Karamanlis ha effettuato una visita ufficiale in Turchia, la prima di un Primo Ministro greco in mezzo secolo.


La Crisi Finanziaria della Grecia

La crisi economica del 2008-2011, originatasi negli Stati Uniti con la crisi dei subprime, si è espansa velocemente in diversi paesi europei, e le borse del vecchio continente hanno accumulato molteplici perdite nel corso degli anni. Alcuni paesi hanno sofferto gravi effetti: la Danimarca è entrata in recessione, ancor peggio l'Islanda.

In Grecia, più che in altri paesi, si è palesata una fragilità che ha preso forma con forti tassi di disoccupazione ed elevata corruzione. L’emergenza Grecia scatta all’inizio del dicembre 2009 con il declassamento di Fitch che taglia a BBB+ il rating sul debito greco di lungo termine. A BBB- è posta la soglia del junk bond, ossia del titolo spazzatura. Si scopre proprio in quel momento che le statistiche inviate da Atene a Bruxelles sull’andamento dell’economia greca e del bilancio pubblico sono false. Complice il cambio di governo che porta i socialisti di George Papandreou a governare il Paese, si svela al mondo un deficit che nel 2009 è lievitato dal 3,7% al 12,7%. Chiaramente le rilevazioni erano truccate e le accuse al governo precedente non evitano che la Grecia e l’Unione Europea si trovino all’improvviso nel mezzo di una crisi inattesa.

I numeri che emergono sono più che allarmanti: il debito pubblico greco è volato a 300 miliardi di euro, ossia al 113% del Pil e potrebbe salire al 120% entro il 2010. Il governo appare incapace di frenare la spesa pubblica e le riforme strutturali attese lasciano prevedere una dura crisi politica. Mentre le agenzie di rating tagliano il proprio giudizio sul debito di Atene, diversi economisti e osservatori cominciano a ipotizzare un dafault della Grecia e una sua uscita dall’Eurozona, anche perché il trattato di Maastricht vieta esplicitamente un salvataggio delle nazioni in crisi.

È altrettanto chiaro, però, che una crisi di questa portata rischierebbe di contagiare anche le altre economie deboli dell’Europa con effetti imprevedibili sui cambi e su tutta l’Eurozona. Il cancelliere tedesco Angela Merkel interviene da subito con risolutezza: "Se accade qualcosa a un Paese dell’euro, tutti gli altri ne sono coinvolti: visto che abbiamo una moneta comune abbiamo anche responsabilità comuni".

Il governo di Atene prepara un piano di uscita dalla crisi con privatizzazioni miliardarie, un congelamento degli stipendi pubblici sopra i 2.000 euro, aumento dell'IVA di 2 punti percentuali (portandola al 21%), una forte lotta all’evasione, incremento delle tasse su carburante, alcol e tabacco, riduzione dei bonus nel settore pubblico del 30% e riforme strutturali come quella delle pensioni. A gennaio 2010 il premier greco George Papandreou annuncia un programma di stabilità con l'obiettivo di ridurre il debito pubblico dal 12,7% del Pil al 2,8%.

I Ministri delle Finanze dell'Eurozona approvano così un pacchetto di aiuti per la Grecia da 30 miliardi di euro.
Il Primo Ministro greco George Papanderou annuncia di aver raggiunto un accordo con Fme e Ue per un salvataggio del paese in cambio di ulteriori tagli al budget per 30 miliardi di euro. Il pacchetto prevede aiuti per 110 miliardi di euro in tre anni. Il Parlamento greco approva quindi le misure di austerità introdotte dal Governo.
Moody's, Standard & Poor's e Fitch tagliano ulteriormente il rating di giudizio sui tiotli greci portandolo a Bal; quindi i titoli greci diventano "junk" (spazzatura).

Infine il Presidente dell'eurogruppo, Jean-Claude Juncker ammonisce la Grecia sull'importanza di controllare la spesa pubblica il giorno dopo che Atene ha annunciato che il deficit del 2010 ha superato la soglia prevista del 10% del Pil.
A Bruxelles e a Davos si discute del problema, ma l’impossibilità di aiutare direttamente Atene costringe i grandi d’Europa a cercare soluzioni trasversali per evitare un tracollo che danneggerebbe tutti.

Nel 2011 la crisi dei mercati finanziari e la forte instabilità economica greca diventano sempre più profonde fino alla ormai necessaria richiesta dell'UE alla Grecia di varare un definitivo piano di austerità che porterà a forti disordini sociali, scioperi e manifestazioni fino alle dimissioni a Novembre 2011 di George Papandreou da Primo Ministro greco per permettere la costituzione di un Governo di Unità Nazionale in grado di affrontare la crisi.

     

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